Sarete tutti al corrente delle drammatiche decurtazioni annunciate dal governo nel quadro della prossima legge finanziaria al cosidetto FUS (fondo unico dello spettacolo).
Sono a rischio non solo le programmazioni dei nostri enti di produzione musicale più prestigiosi, ma anche i cartelloni delle mille piccole realtà di diffusione musicale sul territorio, quel sottobosco fatto di associazioni di appassionati, che, tradizionalmente alle prese con croniche difficoltà di bilancio, verranno presumibilmente strangolate da tagli previsti intorno al 40%.
Per chi, come me, vive di musica suonata e insegnata, è l’ennesimo presagio del disfacimento.
Le reazioni del mondo dello spettacolo sono state forti e determinate: si va dalle serrate dei cinema allo sciopero della fame, passando per le dichiarazioni indignate di registi, ex-ministri e operatori.
Ma forse c’è una via d’uscita per il contenimento drastico dei costi.
Un’idea semplice ed efficace che viene da Vienna, culla della musica colta.
Non so se in Austria si siano posti lo stesso nostro dilemma, nè se i musicisti di cui sto per parlarvi abbiano, realmente o in senso figurato, patito la fame. Fatto sta che esiste un ensemble chiamato Vegetable Orchestra, che si esibisce dal vivo suonando strumenti realizzati solo ed esclusivamente con i più disparati vegetali. Tuberi, verdure di stagione, ortaggi, selezionati e acquistati il giorno del concerto, intagliati con cura, producono suoni variegati che se propriamente amplificati e elaborati dal vivo, fanno invidia a certe produzioni di musica elettronica.
Non ci credete? Ascoltate qui.
Ovviamente un gruppo cameristico viennese si prende molto sul serio e non può esimersi nè da un doveroso omaggio alla tradizione occidentale dell’avanguardia storica (Cage, Xenakis) nè da una strizzatina d’occhi al pubblico: i loro concerti includono anche una versione tutta speciale della Marcia Radetzky.
E sapete come terminano le loro esibizioni?
Indovinato, con un bel minestrone caldo offerto gratuitamente al pubblico che può reclamare liberamente il bis!
Provate a pensare ai vantaggi di un’operazione del genere:
– i musicisti viaggiano senza strumenti al seguito (li comprano freschi al locale supermercato);
– i costi di gestione sono molto ridotti;
– le spese di vitto sono abbattute drasticamente;
– il pubblico, sebbene forse disorientato dalla “musica”, ottiene pur sempre un pasto caldo in cambio del biglietto di ingresso.
Ora, mi chiedo, perché la nostra maledetta esterofilia fa si che questi eccellenti musicisti vengano in Italia in tournée a farci assaggiare il loro minestrone?
Non saremmo in grado, noi molto meglio di loro, di produrci in un’eccellente zuppa bollente?
E poi, non si potrebbe barattare una parte dei minacciati tagli finanziari con l’impegno, da parte di tutti gli enti di produzione musicale, piccoli e grandi, di organizzare una o più serate vegetal-musicali?
Tutti artisti italiani però! Appelliamoci con orgoglio alle nostre tradizioni gastronomiche, visto che di quelle musicali non importa più niente a nessuno, tantomeno a chi ci governa…